In altre parole
Lettura interessante, sull'apprendimento dell'italiano da parte di questa scrittrice di successo, nata in Inghilterra da genitori indiani e trasferitasi in America quando aveva tre anni. Questa premessa autobiografica per far comprendere come Jhumpa si sia sentita per tutta la vita “strapiantata”, non legittima ovunque fosse… : parlando inglese in America con il fisico proprio degli indiani, parlando bengalese a Calcutta, avendo il fisico giusto, ma uno strano accento e non possedendo la cultura quotidiana (nonostante tutti gli sforzi di sua madre per trasmettere la propria cultura ai figli) e anche quando, diventata autrice di successo accumulando premi (Pulitzer, Guggenheim…e una miriade di altri!), una sindrome dell'impostore aleggiava sempre attorno a lei…. Allora, l'autrice ha voluto assumersi appieno e trasferirsi di punto in bianco a Roma,con marito e figli, dove sarebbe stata straniera in tutto, il fisico, la lingua e la cultura! Stavolta si, se la additano come straniera, è giusto, se le dicono che il suo italiano non è genuino è evidente, se nota che la sua cultura è estranea a quella della Penisola è logico! Ma un grande amore per la lingua italiana (la
Lahiri parla di innamoramento!), una grande caparbietà e dedizione, la spingano costantemente verso l'avanti! Un bel saggio autobiografico quindi, interessante sia dal punto di come si abbraccia una nuova cultura, sia soprattutto per rendersi conto di quali meccanismi entrano in gioco nel processo di apprendimento di una nuova lingua, soprattutto se riguarda chi, con le parole, ha fatto il suo pane quotidiano e le maneggia costantemente. Il testo è stato scritto dall'autrice direttamente in italiano dopo 4 anni dal suo trasferimento a Roma…